Acqua Speciosa
L'Acqua Speciosa è una proprietà di Lazzaro di Betania, ubicata nei pressi di Efraim e di Gerico, vicino alle rive del fiume Giordano. Così la descrive Lazzaro quando Gesù, durante il Primo anno della Vita pubblica[1], deve allontanarsi da Gerusalemme e gli chiede un luogo dove potersi rifugiare per sfuggire dall'odio dei sinedristi che gli impediscono di evangelizzare:
«… Vado verso Efraim, fra questo luogo e il Giordano. Là evangelizzerò e battezzerò come il Battista».«Nelle campagne di quel luogo io ho una casetta. Ma è ricovero agli attrezzi dei lavoratori. Talora vi dormono quando vanno al tempo dei fieni o delle viti. È misera. Un semplice tetto su quattro muri. Ma è sempre nelle mie terre. E lo si sa… Il saperlo farà da spauracchio agli sciacalli. Accetta, Signore. Manderò i servi a prepararla…».
«Non occorre. Se vi dormono i tuoi contadini basterà pure a noi».
«Non metterò ricchezze, ma completerò il numero dei letti, oh! poveri come Tu vuoi, e farò portare coperte, sedili, anfore e coppe. Dovrete pure mangiare e coprirvi, specie in questi mesi d’inverno. Lasciami fare. Non farò neppure io». (EMV 117.3)
Abitanti o nativi del luogo
Asrael, un bambino di quattro anni che vuole diventare discepolo di Gesù; Dina, una donna guarita dall'itterizia (o dalla malaria); Timoneo di Aera, il giovane capo della sinagoga del paese presso l'Acqua Speciosa e futuro discepolo di Gesù; il fattore dell'Acqua Speciosa (dipendente di Lazzaro) con la sua famiglia.
Descrizione
L'Acqua Speciosa è una casetta rustica, molto bassa e molto larga, assomiglia a un ovile. Costruita solidamente. Durante il periodo in cui risiedono nella casa dell'Acqua Speciosa, gli apostoli vanno a pescare presso il fiume Giordano, che si trova un poco più lontano. Maria Valtorta descrive in modo accurato l'Acqua Speciosa nella 'visione' che ha di questo luogo:
Se si paragona questa bassa e rustica casetta alla casa di Betania, certo è un ovile, come dice Lazzaro. Ma se la si paragona alle case dei contadini di Doras, è una abitazione ancora bella.Molto bassa e molto larga, costruita solidamente, ha una cucina, ossia un caminone in una stanza tutta affumicata in cui è un tavolo, dei sedili, delle anfore e una rustica rastrelliera dove sono dei piatti e delle coppe. Una larga porta di legno grezzo le dà luce oltre che accesso. Poi, sulla stessa parete dove si apre questa, sono altre tre porte che dànno accesso a tre cameroni lunghi e stretti, dalle pareti scialbate a calce e il suolo di terreno battuto come la cucina. In due di questi sono ora dei lettucci. Paiono dei piccoli dormitori. I molti arpioni infissi nelle pareti testimoniano che lì venivano appesi attrezzi e forse anche prodotti agricoli. Ora servono da attaccapanni, sorreggendo mantelli e bisacce. Il terzo camerone (più largo corridoio che camerone, perché è sproporzionata la larghezza alla lunghezza) è vuoto. Doveva servire anche a ricovero di animali, perché ha una greppia e anelli al muro e presenta quelle buche nel suolo proprie di terreni percossi da zoccoli ferrati. Ora non c’è nulla. Fuori, presso questo ultimo locale, un largo portico rustico, fatto di un tetto coperto di fascine e lavagne appoggiato su tronchi d’albero appena scorticati. Non è neppure portico, è tettoia perché è aperto da tre lati: due lunghi almeno dieci metri, l’altro stretto di un cinque metri, non più. In estate una vite deve stendere i suoi rami da tronco a tronco nel lato di meridione. Ora è spoglia e mostra i suoi scheletrici rami, come spoglio è un fico gigantesco che d’estate ombreggia la vasca al centro dell’aia, certo messa per abbeverare le bestie. È a fianco di un pozzo rudimentale, ossia di un buco a livello di suolo, appena un giro di pietre piatte e bianche lo segnala.
Questa la casa che ospita Gesù e i suoi nel luogo detto «Acqua Speciosa». Campi, anzi, prati e vigne la circondano, e a distanza di un circa trecento metri (non prenda per articolo di fede le mie misurazioni) si vede un’altra casa, in mezzo ai campi, più bella perché munita di terrazzo sul tetto, che questa invece non ha. Oltre questa altra casa, boschi di ulivi e di altre piante, parte spoglie, parte fronzute, celano la vista. (EMV 118.1)
Eventi principali
L'Acqua Speciosa è il primo luogo di ritiro e di vita in comune di Gesù e dei suoi apostoli[2].
È il luogo da dove Gesù compie un importante ciclo di ammaestramenti, dedicati alla spiegazione dei dieci comandamenti, che nell'Opera sono denominati: i discorsi dell'Acqua Speciosa[3].
È qui che Aglae, in segreto e celata da un velo, viene ad ascoltare gli ammaestramenti di Gesù, utili per la sua conversione. Viene poi perseguitata, picchiata e cacciata da un gruppo di farisei[4].
È il luogo dove Gesù accoglie delle persone perseguitate come Timoneo di Aera il sinagogo, e come Giuseppe di Emmaus, accusato di incesto[5].
In questo luogo, durante un discorso di Gesù, accecato dall'odio e dal risentimento, muore fulminato il fariseo Doras[6].
Molto tempo dopo, durante l’esilio a Efraim, Simone Zelote si preoccupa di Giuda di Keriot ricordando il periodo passato insieme in questo luogo: «Io temo che Giuda sia peggio che all'Acqua Speciosa»[7].
Un possibile accenno di questo soggiorno all'Acqua Speciosa si può trovare nel Vangelo di San Giovanni[8].
L'esatta posizione geografica dell'Acqua Speciosa rimane indeterminata, ma con ogni probabilità si trovava nelle immediate vicinanze dell'odierno villaggio di Al-Auja. Secondo le indicazioni di Maria Valtorta, l'Acqua Speciosa si sarebbe situata a circa dieci chilometri a nord-est di Gerico[9].
Dove se ne parla nell’Opera?
Volume 2: EMV 117 EMV 118 EMV 119 EMV 120 EMV 121 EMV 122 EMV 123 EMV 124 EMV 125 EMV 126 EMV 127 EMV 128 EMV 129 EMV 130 EMV 131 EMV 132 EMV 133 EMV 137Volume 9: EMV 566
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- 31° 57’ N / 35° 30’ E /
- -290m (incertain)
Note
- ↑ nel terzo periodo di 4 mesi
- ↑ EMV 118
- ↑ vedi: EMV 119; EMV 120; EMV 121; EMV 122; EMV 123; EMV 125; EMV 126; EMV 128; EMV 130; EMV 131
- ↑ EMV 137
- ↑ EMV 140.4
- ↑ vedi: EMV 126.10 e EVM 127.7
- ↑ EMV 566.4
- ↑ Gv 3,22
- ↑ Articolo parzialmente basato sul “Dictionnaire géographique de l'Évangile” di Jean-François Lavère.