Centurione di Cafarnao

Da Wiki Maria Valtorta.
Il centurione romano: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto” di James Tissot (1836–1902) - Brooklyn Museum.
Cafarnao
Cartina della Palestina: Cafarnao

È un legionario romano di stanza nella città di Cafarnao, noto per il suo rispetto verso la popolazione locale e per aver finanziato la costruzione della sinagoga della comunità ebraica[1].

Gesù non gli era sconosciuto: circa un mese prima, un ufficiale di re Erode si era recato a Cana per implorare la guarigione del proprio figlio, malato a Cafarnao[2]. La guarigione miracolosa, avvenuta a distanza, aveva suscitato grande scalpore in città[3].

Inviato in missione di sorveglianza, il centurione si era mescolato tra la folla e aveva ascoltato il Terzo Discorso della Montagna. Profondamente colpito dalle parole di Gesù, inizia un cammino di fede[4].

Egli incontra Gesù a Cafarnao, durante il Secondo anno della Vita pubblica[5], e lo supplica di guarire il suo servo malato esprimendo un atto di fede rimasto celebre: “ma di' soltanto una parola…[6]:

«… Ho un servo malato, Signore. Egli giace nella mia casa, nel suo letto, paralizzato da un male nelle ossa, e soffre terribilmente. I nostri medici non lo guariscono. I vostri, che ho invitato a venire perché sono mali che vengono dalle arie corrotte di queste regioni, e voi li sapete curare con le erbe del suolo febbricoso della sponda dove stagnano le acque prima di esser bevute dalle arene del mare, si sono rifiutati di venire. Ne ho dolore perché è un servo fedele».

«Io verrò e te lo guarirò».

«No, Signore. Non chiedo che Tu faccia tanto. Sono pagano, sudiciume per voi. Se i medici ebrei temono contaminarsi col porre piede nella mia casa, con più ragione essa è contaminazione a Te che sei divino. Io non sono degno che Tu entri sotto il mio tetto. Ma se Tu dici da qui una sola parola il mio servo guarirà, perché Tu comandi a tutto quanto è. Ora se io che sono un uomo sottoposto a tante autorità, la prima delle quali è Cesare, per cui devo fare, pensare, agire come mi è comandato, posso a mia volta comandare ai soldati che ho sotto il mio comando, e se dico ad uno: “Va’”, all’altro: “Vieni”, e al servo: “Fa’ questo”, uno va dove lo mando, l’altro viene perché lo chiamo, il terzo fa quello che dico, Tu, che sei Chi sei, sarai tosto ubbidito dalla malattia ed essa se ne andrà».

«Non è un uomo la malattia…», obbietta Gesù.

«Neppur Tu sei un uomo, ma sei l’Uomo. Puoi dunque comandare anche agli elementi e alle febbri perché tutto è soggetto al tuo potere». (EMV 177.2)

Alcuni notabili di Cafarnao si avvicinano a Gesù per intercedere a favore del centurione romano, ricordando il suo contributo alla costruzione della sinagoga e il rispetto mostrato verso il popolo. Lo pregano di esaudire la sua richiesta, affinché non perda la sua stima e benevolenza verso di loro.

E Gesù, ascoltati questi e quello, si volge sorridendo al centurione dicendo: «Va’ avanti che vengo».

Ma il centurione torna a dire: «No, Signore, io l’ho detto: molto onore sarebbe se Tu entrassi sotto il mio tetto, ma non merito tanto; di’ solo una parola e il mio servo sarà guarito».

«E sia. Va’ con fede. In questo istante la febbre lo lascia e la vita torna alle membra. Fa’ che alla tua anima pure venga la Vita. Va’».

Il centurione saluta militarmente, e poi si inchina e se ne va.

Gesù lo guarda andare e poi si rivolge ai presenti e dice: «In verità vi dico che non ho trovato tanta fede in Israele. (EMV 177.3-4)

Percorso apostolico

Con la scusa di sorvegliare l’ordine, il centurione romano è presente anche in altre occasioni. Insieme ai notabili di Cafarnao, ai farisei e a Gairo il sinagogo, assiste alla liberazione di un indemoniato a Cafarnao[7].

In seguito, durante un insegnamento di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, quando il vecchio fariseo Eli (a cui Gesù aveva miracolosamente salvato l’unico nipote maschio, avvelenato dal morso da un serpente[8]), lo interrompe e provoca disordini, il centurione interviene prontamente in sua difesa:

«… Voi dovete lavorare per quanto il Male lavora…».

«Noi non siamo il Male», grida dalla soglia sulla via la voce chioccia di Eli il fariseo, che cerca di entrare sempre urlando: «Non siamo il Male noi, o sobillatore».

«Uomo, tu ecciti. Esci!», dice pronto il centurione, che doveva essere attento lì, presso la sinagoga, tanto il suo intervento è rapido.

«Tu, tu, pagano, osi imporre a me…».

«Io romano, sì. Esci! Il Rabbi non disturba te, e tu disturbi Lui. Non puoi».

«Rabbi siamo noi, non il falegname galileo», strilla il vecchio, più simile ad una ortolana che a un maestro.

«Uno più, uno meno… Ne avete a centinaia, e tutti di mala dottrina. L’unico virtuoso, eccolo. Ti ordino di uscire».

«Virtuoso, eh?! Virtuoso colui che mercanteggia con Roma la sua incolumità! Sacrilego! Immondo!».

Il centurione dà un grido e il passo pesante di alcuni armati si mescola allo stridulo insultare di Eli. «Prendete quell’uomo e cacciatelo fuori!», ordina il centurione.

«Io? Le mani dei pagani su di me? I piedi dei pagani in una nostra sinagoga! Anatema! Aiuto! Mi profanano! Mi…».

«Ve ne prego, o militi. Lasciatelo andare! Non entrate. Rispettate questo luogo e la sua canizie», dice Gesù dal suo posto.

«Come Tu vuoi, o Rabbi».

«Ah! Ah! Trescatore! Ma lo saprà il Sinedrio. Ho la prova! Ho la prova! Ora credo alle parole che ci sono state dette. Ho la prova. E anatema è su Te!».

«E il gladio su te, se dici ancora una parola. Roma difende il diritto. Non tresca, vecchia iena, con nessuno. Il Sinedrio saprà le tue menzogne. Il Proconsole il mio rapporto. Lo vado a stendere. Va’ a casa e stacci a disposizione di Roma», e il centurione, fatto un dietro front perfetto, se ne va seguito dai quattro militi, lasciando in asso l’allibito e tremante, vilmente tremante Eli… (EMV 447.4)

Gesù poi, tramite lo stesso Eli, fa giungere al centurione romano il messaggio di usare pietà per il vecchio fariseo e di non redigere nessun rapporto al Proconsole, che avrebbe certamente ordinato una punizione severa contro Eli. Il centurione nuovamente acconsente all'invito di Gesù, dimostrando la sua retta intensione di voler seguire il suo insegnamento e annulla la consegna del rapporto contro Eli[9].

Origine del suo nome

Il nome del centurione romano di Cafarnao rimane anonimo, sia nei Vageli canonici sia ne “L’Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta.

Dove lo incontriamo nell’Opera?

Volume 3: EMV 171 EMV 177 EMV 182

Volume 4: EMV 269

Volume 7: EMV 447

Volume 8: EMV 514

Per saperne di più su questo personaggio

Un centurione comandava una centuria composta da circa 100 soldati; due centurie raggruppate formavano un manipolo (200 soldati), tre manipoli raggruppati costituivano una coorte (600 soldati), e dieci coorti una legione (circa 6.000 soldati). 

Secondo l’abate Maistre[10], che cita Flavio Lucio Destro (Flavius Lucius Dexter), storico del IV secolo e amico di San Girolamo, il centurione evangelico sarebbe stato un andaluso di Malaga di nome Caio Cornelio (Caius Cornelius). Tornato in Spagna, sarebbe stato istruito da San Giacomo il Maggiore[11]. La notizia è ripresa anche dal vescovo Jean-Joseph Gaume nelle sue Biographies évangéliques[12].

Note

  1. Luca 7,5
  2. Gv 4,46-53
  3. A Cana in casa di Susanna, che diventerà discepola. L'ufficiale regio: EMV 151.1
  4. EMV 171.1
  5. nel primo periodo di 4 mesi
  6. Mt 8,8
  7. La disputa con scribi e farisei a Cafarnao: EMV 269.4
  8. Guarigione del nipote del fariseo Eli di Cafarnao: EMV 161
  9. EMV 447.6-7
  10. Étienne Maistre (1802-1879) è stato un un ecclesiastico e scrittore francese, noto per le sue opere di storia della Chiesa e biografie evangeliche.
  11. Vie des hommes illustres de la primitive église, 1874, page 239.
  12. 1881 - Tome 1 page 521.