Alessandro il sinedrista

Da Wiki Maria Valtorta.
Anna e Caifa
I sommi sacerdoti Anna e Caifa di James Tissot
Betania
Cartina della Palestina: Betania di Giudea

Questo Sadduceo, appartenente alla classe sacerdotale, si presentò solo in occasione del funerale di Lazzaro, a Betania, nel periodo della Preparazione alla Passione di Gesù, dove viene citato senza ulteriori informazioni[1].

È conosciuto, tuttavia, negli Atti degli Apostoli, che lo menzionano come giudice di Pietro e di Giovanni, insieme ai sacerdoti Anna e Caifa:

il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. (Atti 4,6)

Origine del suo nome

Deriva dal nome greco Ὰλέξανδρος (Alexandros), composto dai termini αλεξω (alexo, "difendere", "aiutare") e ανηρ (aner, al genitivo ανδρος, andros, "uomo"); il significato viene quindi variamente interpretato come "protettore di uomini", "difensore di uomini", "che presta soccorso agli uomini", oppure "uomo che difende".

Dove lo incontriamo nell’Opera?

Questo personaggio è uno dei personaggi secondari citati meno di 10 volte, ma conosciuti dal Nuovo Testamento o da altre fonti storiche.
Volume 8: EMV 546

Maggiori informazioni su questo personaggio

Flavio Giuseppe lo cita. Riferisce che in seguito fu “alabarca”, cioè magistrato capo degli ebrei di Alessandria. Era molto ricco, visto che il re Erode Agrippa si fece prestare da lui duecentomila pezzi d'argento[2].

Suo figlio abbandonò la fede ebraica e si alleò con Vespasiano e poi con Tito durante l'assedio di Gerusalemme nel 70 d.C..

Note

  1. EMV 546
  2. Citato in "L'assemblea che condannò il Messia. Storia del Sinedrio che decretò la pena di morte di Gesù" dei Mons. Augustin e Joseph Lemann