Alessandro il sinedrista
Questo Sadduceo, appartenente alla classe sacerdotale, si presentò solo in occasione del funerale di Lazzaro, a Betania, nel periodo della Preparazione alla Passione di Gesù, dove viene citato senza ulteriori informazioni[1].
È conosciuto, tuttavia, negli Atti degli Apostoli, che lo menzionano come giudice di Pietro e di Giovanni, insieme ai sacerdoti Anna e Caifa:
il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. (Atti 4,6)
Origine del suo nome
Deriva dal nome greco Ὰλέξανδρος (Alexandros), composto dai termini αλεξω (alexo, "difendere", "aiutare") e ανηρ (aner, al genitivo ανδρος, andros, "uomo"); il significato viene quindi variamente interpretato come "protettore di uomini", "difensore di uomini", "che presta soccorso agli uomini", oppure "uomo che difende".
Dove lo incontriamo nell’Opera?
Questo personaggio è uno dei personaggi secondari citati meno di 10 volte, ma conosciuti dal Nuovo Testamento o da altre fonti storiche.Volume 8: EMV 546
Maggiori informazioni su questo personaggio
Flavio Giuseppe lo cita. Riferisce che in seguito fu “alabarca”, cioè magistrato capo degli ebrei di Alessandria. Era molto ricco, visto che il re Erode Agrippa si fece prestare da lui duecentomila pezzi d'argento[2].
Suo figlio abbandonò la fede ebraica e si alleò con Vespasiano e poi con Tito durante l'assedio di Gerusalemme nel 70 d.C..