Alessandro il sinedrista

Da Wiki Maria Valtorta.
Anna e Caifa
I sommi sacerdoti Anna e Caifa di James Tissot
Betania
Cartina della Palestina: Betania di Giudea

Questo Sadduceo, appartenente alla classe sacerdotale, si presentò solo in occasione del funerale di Lazzaro, a Betania, nel periodo della Preparazione alla Passione di Gesù, dove viene citato senza ulteriori informazioni[1].

La via per Betania è affollata di gente che va tutta in una direzione: a Betania. Tutta gente che va ai funerali. Si vedono sinedristi e farisei mescolati a sadducei e scribi, e questi ai contadini, servi, intendenti delle diverse case e poderi che Lazzaro ha in città e nelle campagne; e più ci si avvicina a Betania, più da tutti i sentieri e le vie altra gente sbocca in questa che è la principale. Ecco Betania. Betania in lutto intorno al suo più grande cittadino. Tutti gli abitanti, con le vesti migliori, sono già fuori delle case che sono serrate come nessuno fosse in esse. Ma ancora non sono nella casa del morto. La curiosità li trattiene presso il cancello, lungo la via. Osservano chi passa degli invitati e si scambiano nomi e impressioni.

«Ecco Natanael Ben Faba. Oh! il vecchio Matatia parente di Giacobbe! Il figlio di Anna! Guardalo là con Doras, Callascebona e Archelao. Uh! come hanno fatto a venire quelli di Galilea? Ci sono tutti. Guarda: Eli, Giocana, Ismael, Uria, Gioachino, Elia, Giuseppe… Il vecchio Canania con Sadoc, Zaccaria e Giocana sadducei. C’è anche Simeone di Gamaliele. Solo. Il rabbi non c’è. Ecco Elchia con Nahum, Felice, Anna lo scriba, Zaccaria, Gionata di Uziel! Saul con Eleazaro, Trifone e Joazar. Buoni questi! Un altro dei figli di Anna. Il più piccolo. Parla con Simone Camit. Filippo con Giovanni l’Antipatride. Alessandro, Isacco, e Giona di Babaon. Sadoc. Giuda, discendente degli Assidei, l’ultimo, credo, della classe. Ecco gli intendenti dei diversi palazzi. Non vedo gli amici fedeli. Quanta gente!». (EMV 546.7)

È conosciuto, tuttavia, negli Atti degli Apostoli, che lo menzionano come giudice di Pietro e di Giovanni, insieme ai sacerdoti Anna e Caifa[2]:

il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. (Atti 4,6)

Origine del suo nome

Deriva dal nome greco Ὰλέξανδρος (Alexandros), composto dai termini αλεξω (alexo, "difendere", "aiutare") e ανηρ (aner, al genitivo ανδρος, andros, "uomo"); il significato viene quindi variamente interpretato come "protettore di uomini", "difensore di uomini", "che presta soccorso agli uomini", oppure "uomo che difende".

Dove lo incontriamo nell’Opera?

Volume 8: EMV 546

Maggiori informazioni su questo personaggio

Questo personaggio è uno dei personaggi secondari citati meno di 10 volte, ma conosciuti dal Nuovo Testamento o da altre fonti storiche.

Flavio Giuseppe lo cita. Riferisce che in seguito fu “alabarca”, cioè magistrato capo degli ebrei di Alessandria. Era molto ricco, visto che il re Erode Agrippa si fece prestare da lui duecentomila pezzi d'argento[3].

Suo figlio abbandonò la fede ebraica e si alleò con Vespasiano e poi con Tito durante l'assedio di Gerusalemme nel 70 d.C..

Note

  1. EMV 546
  2. Atti 4,6
  3. Citato in "L'assemblea che condannò il Messia. Storia del Sinedrio che decretò la pena di morte di Gesù" dei Mons. Augustin e Joseph Lemann