Zaccaria di Gerico, il lebbroso

Da Wiki Maria Valtorta.

È una conoscenza di Simone Zelote, lui stesso antico lebbroso della valle di Siloan, fuori Gerusalemme, che conduce Gesù ai piedi delle grotte dove vivono quegli infelici (EMV 199).

Zaccaria viene guarito con altri lebbrosi:
«Gesù, Salvatore nostro, pietà di noi!», e tendono le mani deformi o impiagate. «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà!».

«Che volete che Io vi faccia?», chiede Gesù alzando il volto verso quelle miserie.

«Che Tu ci salvi dal peccato e dalla malattia».

«Dal peccato salva la volontà e il pentimento…».

«Ma, se Tu vuoi, puoi cancellare i nostri peccati. Quelli almeno, se non vuoi guarire i nostri corpi».

«Se Io vi dico: “Scegliete fra le due cose”, quale volete?».

«Il perdono di Dio, Signore. Per essere meno desolati».

Gesù fa un cenno d’approvazione, sorridendo luminosamente, e poi alza le braccia e grida: «Siate esauditi. Lo voglio». (EMV199.4)
Da quel momento inizia a percorrere la Giudea predicando il Messia. A Gerico, la sua testimonianza tocca l’animo di Zaccheo il pubblicano che lo interroga per sapere di più del profeta di cui parla Zaccaria:

«Tu eri lebbroso?».

«Lo ero, e con me mia moglie e i miei due bambini. La malattia prese la donna per prima e non ce ne accorgemmo subito. I bambini la presero dormendo sulla madre e io nell’accostarmi alla mia donna. Tutti lebbrosi eravamo! Quando se ne accorsero ci mandarono via dal paese… Avrebbero potuto lasciarci nella nostra casa. Era l’ultima… in fondo alla via. Non avremmo dato noia… Avevo già fatto crescere la siepe alta alta, perché neppure fossimo visti. Era già un sepolcro… ma era la nostra casa… Ci hanno mandati via. Via! Via! Nessun paese ci voleva. È giusto! Neanche il nostro ci aveva voluti. Ci mettemmo presso Gerusalemme, in un sepolcro vuoto. Là stanno molti infelici. Ma i bambini, nel freddo della caverna, sono morti. Malattia, freddo e fame li hanno presto uccisi… Erano due maschi… erano belli prima del male. Robusti e belli. Bruni come due more d’agosto, ricciuti, svegli. Erano diventati due scheletri coperti di piaghe… Non più capelli, gli occhi chiusi dalle croste, i piedini e le mani che cadevano in scaglie bianche. Si sono sfarinati sotto i miei occhi, i miei bambini!… Non avevano più figura umana quella mattina che sono morti, a poche ore di distanza… Li ho seppelliti fra gli urli della madre sotto poca terra e molti sassi, come due carogne di animali… Dopo qualche mese è morta la madre… e sono rimasto solo… Aspettavo di morire e non avrei avuto neppure la fossa scavata con le mani degli altri… (EMV 417.2)

Percorso apostolico

Ancora lebbroso, Gesù gli propone di scegliere fra il perdono dei peccati o la guarigione dalla Lebbra:
«Il perdono di Dio, Signore. Per essere meno desolati»[1]

Son nom

Deriva dall'antico nome ebraico זְכַרְיָה (Zekharyah); significa "Dio si è ricordato". Referenza storica: profeta contemporaneo di Aggeo che promuove, come lui, la ricostruzione del Tempio.

Dove lo incontriamo nell’Opera ?

EMV 199
EMV 417